"I Senza-Tempo": recensione di Vito Introna

Recensione di Vito Introna dal sito Edorzar - Fantascienza e Non Solo:

QUARTA: Chi sono il dottor commercialista Totali, l'avvocato fallimentare Pantocrati, il notaio Maggioritariis? E soprattutto, chi è Monostatos il risvegliato? (Questi nomi, presi a prestito nel 2012, nascondono attività mostruose.) Chi ha assassinato i bambini di una scuola elementare di provincia, divorandoli? (Le indagini sono tuttora in corso.) Cosa vogliono gli Archiburoboti, invasori meccanici già in marcia nel 2024? L'intempestiva risposta arriverà nella spaventosa Italia che ci aspetta nel 2036, in un romanzo di magistrali nefandezze e originalità assoluta, vincitore del premio indetto annualmente da "Urania".

TRAMA/SPOILER: un futuro e un passato non lontani si intrecciano pericolosamente. Ragazzini iper-tecnologici, cyborg maldestri armati fino ai denti, mostri crudeli e spietati si avvicendano su una scena desolata e alienante. Un mondo preda dell'apatia, dell'insofferenza, dell'avidità. Questa la culla che ha generato i crudeli cannibali "Senza tempo".

INTRECCIO: si tratta di un romanzo breve e densissimo, dove le individualità hanno un peso relativo a favore dell'azione e delle considerazioni del narratore onnisciente. Tra scontri a fuoco, confusi piani di lotta, scene splatter e omicidi in serie il lettore non ha un minuto di pace. Un testo non facile, sublimato in poche e ben gestite situazioni a incastro.

STILE: curato all'estremo, astratto, ossessivo, elegante. Alessandro è uno scrittore di rango e il suo esordio col botto non può certo identificarsi in una letturina da ombrellone. Malgrado le descrizioni siano perfette e lascino scarso margine all'interpretazione del lettore, tutto il romanzo incede a media velocità, come un carro armato. Un testo monolitico, complesso, oltremodo interessante.

GIUDIZIO: molti critici hanno stigmatizzato la brevità di questo libro e i notevoli tributi versati al weird, a scapito dell'hard sf. Ma il weird è parte integrante della galassia fantascientifica e l'orrore che affiora ogni tre righe arricchisce, non svilisce il narrato. 

Il romanzo si conclude con alcuni racconti introduttivi che personalmente avrei anteposto, non posposto alla storia principale. Malgrado questa scelta dell'editore, confermo che tanto la vittoria del Premio Urania che di quello Kipple non sono casuali: Alessandro scrive ottimamente, il suo romanzo è una perla nel desolato panorama del fantastico odierno e la relativa brevità della sua opera è ampiamente compensata dalla densità semantica che permea l'intero testo. 

L'autore pare risentire di influssi connettivisti e ciò contribuisce a rendere il romanzo appetibile al lettore impegnato, più che a quello generalista.

Lettura di valore.

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