Enrico Visani, o il Maestro di Marradi 2.0


“No, ti prego”, mi ha detto al telefono Enrico. “Non paragonarmi al Maestro di Marradi. Lui sì che era un maestro, non c’è confronto, lui è riuscito a produrre opere bellissime, io sto solo cercando di produrre qualcosa, magari qualcosa di valido, e ancora non mi pare proprio di riuscirci, non del tutto per lo meno”. Io ed Enrico Visani siamo amici da anni, e spero perdonerà questo mio tradimento a partire dal titolo. Perché Marradi, dopo il Maestro omonimo, dopo Dino Campana, può tranquillamente annoverare Enrico Visani tra le sue glorie.
Enrico Visani, nato appunto a Marradi nel ’38, ha amato la pittura – come tuttora l’ama – fino al rischio e al sacrificio. Fino a pagare di persona. Sembra retorico, lo so, ma è la storia della sua vita. Enrico non nacque in un luogo né in un periodo in cui la vita era particolarmente facile. A 12 anni fu mandato a lavorare in un pastificio di Prato e, non potendosi permettere un alloggio, ci dormiva dentro. Poi imparò l’arte della pasticceria a Firenze, e a Bologna divenne pasticciere affermato. Non ebbe dunque tempo di acculturarsi, di frequentare scuole e/o accademie. La cultura se la creò da solo, dipingendo e incontrando personaggi del mondo artistico culturale bolognese. Negli anni 70, quando guadagnava più di un milione di lire al mese (e un impiegato medio 120.000), mollò tutto per dedicarsi completamente alla pittura. Decisione che lasciò perplesso anche un personaggio del calibro di Renato Guttuso, il quale tuttavia l’incoraggiò. È scritto nel suo libro “Incontri di Enrico Visani con i grandi maestri del Novecento”, realizzato nel 2007 con l’amico Tebaldo Lorini.

Ex chiesa di S. Antonio, Palazzuolo sul Senio, 2012

Perché di grandi maestri del Novecento, nel corso del tempo, Enrico ne ha incontrati e conosciuti veramente tanti. Il libro è una vera miniera di notizie e aneddoti, di ritratti veri e spesso inediti da cui emergono grandezze e non di rado debolezze di artisti come Guttuso, De Chirico, Manzù, Vespignani, Annigoni… Lui, però, è sempre rimasto inesorabilmente Enrico Visani.

Gli Appennini sono stati la sua prima fonte d'ispirazione: i verdi, i colori dell'autunno, il freddo, e anche la miseria. Durante gli anni si è spinto sempre più lontano dal naturalismo en plein air da cui era partito, approdando all'informale. 
Se, come affermò una volta proprio Tebaldo Lorini, la pittura mugellana è (sempre stata) tutta, rigorosamente, figurativa, Enrico costituisce l'eccezione che conferma la regola. I colori della terra, dalla terra sono stati come catturati per essere riportati sulle tele e sulle ceramiche non più a rappresentarne il paesaggio, ma a riportarne l'essenza. Ispirato e incoraggiato soprattutto da Gastone Breddo e Bruno Saetti, Visani ha voluto sempre essere un uomo e un artista libero, ma per lui libertà non significa certo anarchia: al contrario è una conquista ottenuta senza facili scorciatoie, frutto di disciplina, discussioni, ripensamenti. I suoi dipinti astratti, dice, in realtà non avrebbero bisogno di titoli. "Un'opera d'arte rappresenta se stessa e nient’altro. Ci si può trovare un contenuto, del sentimento, ma spesso è solo un accomodare le cose. In realtà io realizzo un dipinto, poi ci si può entrare dentro e interpretarlo come si vuole. Il titolo è solo un di più."
Visani ha esposto letteralmente ai quattro angoli del globo. Caracas, Salonicco, Anversa, Lima, Santiago, New York, e l'elenco potrebbe continuare. Ma forse è stato nelle sue terre che si è trovato a raccogliere le sfide più stimolanti.

 
Villa Pecori, Borgo S. Lorenzo, 2009
Nel 2009 allestì una personale nelle sale del Museo Galileo Chini a Borgo S. Lorenzo. Mi disse: "L'idea mi ha fatto sentire ancor più motivato a produrre opere in ceramica", l'altra grande passione di Enrico, "e a stare lontano da tutto quello che è il mondo di Chini. Sarei uno stupido se provassi a rifare Chini. Ho preferito, anche in questo caso, fare Visani."

Palazzo dei Vicari, Scarperia, 2012

Nell’aprile 2012 espose nel Palazzo dei Vicari di Scarperia. Nella prima sala i suoi dipinti si confrontavano con lo splendido affresco raffigurante la Madonna in trono e Santi datata 1501 e, laddove per istinto verrebbe da pensare allo scontro di due universi estetici inconciliabili, Visani mi fece notare, non senza un giustificato orgoglio, come invece in opere così diverse si riusciva a ritrovare una specie di radice ancestrale comune. In quell'occasione volle consegnare a tutti i visitatori un cartellino con su scritto:

“L’autore consiglia: non cercare il soggetto, immagina il mio gesto e vola con me nel profumo del colore”

L'attività di Enrico come organizzatore di mostre, non solo di opere sue, è sempre stata del pari incessante. Al momento in cui scrivo, è in corso a Molinella (BO) una iniziativa intitolata Sportivamente per la quale ha lavorato a lungo in collaborazione con Valentina Volta. Oltre a dibattiti, proiezioni di film, letture, saranno esposte nell'Auditorium fino al 10 settembre opere d'arte dedicate allo sport di Maestri del Novecento. Boccioni, Carrà, Sironi, Boschi, e naturalmente Visani.





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